L’avevo promesso che sarei andata a trovarle, sapevo che mi avrebbe fatto male al cuore, sapevo che avrei illuminato i loro visi del sorriso della speranza, sapevo che loro sapevano che qualcosa sarebbe cambiato.
Ma sapevo anche che l’unica cosa su cui fondare la speranza che leggevo sul loro volto era la mia fiducia in persone che sanno capire l’abisso di disperazione in cui erano gli esseri umani che avevo davanti.
Nonna Kabatambuzi Dinavensi (1) è stata la prima che ho incontrato stamattina. Con i suoi sei nipoti, Namatovu Aisha e Nakyanzi Jylase sono gemelle, hanno 11 anni e frequentano la 4^ elementare, Senyonga Avidan ha 6 anni ed è alla materna assieme ad Ahereza Albert e ad Amumpaire Danerah di 5 anni, Owomugisha Divine ha 4 anni e non va a scuola, sta a casa.
La nonna è talmente povera che per dare da mangiare ai nipoti non può procurarsi le uniformi per la scuola e un materasso per far restare questi bambini a scuola. Lei mi ha spiegato in lacrime che ha avuto due figli e neppure loro hanno mai studiato, inconsapevoli dunque di ciò che avrebbe potuto accadere loro nella vita (e che poi è loro accaduto) sono tutte partite da casa, hanno abbandonato i figli e sono scomparse: è anche questo che accade con l’analfabetismo e lei non vuole che succeda anche ai nipoti la stessa situazione delle loro madri, le sue figlie.
L’unica stanza in cui vivono: cucina, soggiorno, camera da letto per sé e per i nipoti, e questa è tutta la loro casa, ha il pavimento coperto di pelli animali per sedersi e dormire. È così che finirà la sua vita con questi nipoti. Poiché questi bambini sono stati abbandonati, non conosce i nomi completi dei bambini, quindi mi ha detto che quando arriverà il suo unico figlio maschio, che ora è l’unico a provvede ad un loro minimale sostentamento, scriverà tutti i loro nomi completi e li porterà alla Scuola Santa Teresa, il Centro della Speranza comprando loro anche qualcosa da indossare perché, per ora, i vestiti e le scarpe che indosseranno li ha presi in prestito dagli amici.
Mentre eravamo ancora in quella stessa famiglia, è arrivato un altro bambino nudo, Akanyijuka Amuza, di 6 anni e suo fratello Naturinda Nazaifar di 5 anni (2). Amuza era emozionatissimo di vedere “le spose”, ovvero le Suore. È corso a casa a chiamare la madre, Nayebare Zuraina, perché andasse a vedere “le spose”. Arrivata la mamma, abbiamo iniziato a parlare di questi bambini e il discorso è scivolato sulla sua analoga situazione: piangendo mi ha raccontato che suo marito era scomparso e l’aveva lasciata con i due bambini e con una preoccupazione angosciante che si rinnova tutte le mattine. L’enorme fatica di procurare loro il cibo tutti i giorni, lasciando al regno dei sogni il problema dei vestiti e della scuola. Era commossa che qualcuno ascoltasse le sue difficoltà e, orgogliosa, ha voluto che visitassi anche la sua casa. Quella “cosiddetta casa” che vediamo non è loro e lei l’ha affittata per dare un riparo ai suoi figli: un unico locale con il pavimento in terra battuta che funge da cucina e camera da letto e durante la stagione delle piogge si allaga. Con la speranza di poter loro dare, un po’ più avanti, ma prima che sia troppo tardi, un’istruzione.
La tappa successiva è stata quella dove abbiamo incontrato i gemelli di 8 anni, Kakuro Alex e Kato Agrey(3). Questi gemelli sono nati normalmente come qualsiasi altro bambino, ma all’età di tre anni la loro madre è morta, mentre il padre era rimasto a bere e a maltrattare i più piccoli. A volte negava loro il cibo e li mandava via di casa. Dopo un anno, è morto anche il padre. In precedenza, quest’uomo aveva già venduto la casa e questi poveri bambini sono stati mandati via e hanno iniziato a chiedersi cosa potessero fare. A volte potevano dormire nella boscaglia, altre volte in case non ancora finite. Sono diventati mendicanti e allo stesso tempo ladri, fino a marzo di quest’anno, quando una brava persona di nome Jafari Tumusiime ha deciso di rischiare e li ha accolti nella sua casa. Tumusiime ha detto che questi sono ottimi ragazzi, umili e che, da quando li ha accolti, non hanno mai disobbedito ai suoi ordini. Dopo tanti anni di vita pressoché selvaggia (sembra quasi la storia di Mowgli nel The Jungle Book-Il libro della giungla di Rudyard Kipling). Tumusiime è un uomo buono e sa che i gemelli hanno talento, sa che la scuola è ciò di cui avrebbero bisogno per mettere a frutto quelle risorse d’intelligenza che hanno dato loro la possibilità di vivere da randagi, ma è troppo povero e non può permettersi di pagare le tasse scolastiche per loro.
Lupenzi Jafari è il padre delle tre coppie di gemelli. Ha quindi sei figli, is Kakuru Brian, Nyakato Sylivia and Nyakato Ainebyona (4) , anche se durante la nostra visita siamo riusciti a incontrarne solo quattro. Lupenzi è sieropositivo, così come la moglie. Da parte mia sono dell’opinione di prendere anche il bambino a scuola, avendo prima fatto il test della sieropositività. La famiglia è molto povera e, per ora, solo la bambina accanto alla madre è l’unica a scuola e con una grande buona volontà percorre due chilometri a piedi ogni mattina, mentre gli altri 5 rimangono a casa.
Questa è la situazione sulle rive del lago George, una povertà consapevole di avere una causa: l’analfabetismo, l’ignoranza. Una povertà che però sa sorridere alla speranza.
Ancora una volta: combattiamo insieme, elimineremo l’analfabetismo e l’ignoranza a Mahyoro, è così che abbatteremo la povertà!
Suor Edith Natuhwera




